Salotto letterario

Bracher — Clarice Lispector

Bra­cher — Bea­triz Bra­cher e Cla­ri­ce Lispector 

«L’incontro con Bea­triz Bra­cher ha avu­to una media­tri­ce d’eccezione: Cla­ri­ce Lispec­tor, una del­le scrit­tri­ci che ammi­ro di più in asso­lu­to, un’interprete raf­fi­na­ta come poche. Sta­vo leg­gen­do “La pas­sio­ne secon­do G.H.” e ho col­to l’occasione per appro­fon­di­re la bio­gra­fia dell’autrice. Ricer­ca dopo ricer­ca, seguen­do quel filo invi­si­bi­le che solo ripen­san­do al pas­sa­to può esse­re inter­cet­ta­to, il filo del­la fata­li­tà, sono arri­va­to a una pagi­na cri­ti­ca del Jor­nal do Bra­sil in cui un recen­so­re avvi­ci­na­va l’indagine let­te­ra­ria di Lispec­tor a quel­la di un’autrice che non ave­vo mai sen­ti­to nomi­na­re, ine­di­ta in Ita­lia e qua­si del tut­to in Euro­pa: Bea­triz Bracher.
Sono anda­to a cer­car­la, ripro­met­ten­do­mi di appro­fon­dir­ne lo stu­dio nel fine set­ti­ma­na suc­ces­si­vo. Ma, in poche ore, il nome di Bea­triz – e sta­vol­ta l’avrei rico­no­sciu­to tra mil­le – mi è riap­par­so sot­to gli occhi, quan­do un’amica por­to­ghe­se, poe­tes­sa, ha con­di­vi­so sui social un post, ricor­dan­do che Bra­cher è una del­le autri­ci più influen­ti del Bra­si­le con­tem­po­ra­neo e che ha vin­to, tra gli altri, il pre­mio Cla­ri­ce Lispec­tor. Una coin­ci­den­za che mi è risuo­na­ta den­tro come un impe­ra­ti­vo. Ho acce­le­ra­to la ricer­ca. In due gior­ni l’agente di Bea­triz mi ha inol­tra­to tut­te le sue ope­re. In due gior­ni, gli stes­si, le ho let­te – in ingle­se, in spa­gno­lo e nel mio por­to­ghe­se clau­di­can­te –, con la vora­ci­tà di chi ha atte­so a lun­go, ma sen­za sape­re. Ho capi­to imme­dia­ta­men­te che sta­vo leg­gen­do, for­se per pri­mo in Ita­lia, le ope­re di una fuoriclasse.

Allo­ra ho con­sul­ta­to Pri­sca Agu­sto­ni, cui poi è sta­ta affi­da­ta la tra­du­zio­ne di Bra­cher; mi sono con­fron­ta­to con Ella Sher, che da Lisbo­na mi ha aiu­ta­to nel­le ricer­che, e con Lucia Riff, a Rio de Janei­ro. Due set­ti­ma­ne dopo, Bea­triz è entra­ta nel cata­lo­go di Uto­pia, il cata­lo­go sen­za libri di una casa edi­tri­ce neo­na­ta. Lei, che all’estero è sta­ta tra­dot­ta da edi­to­ri sto­ri­ci, in Ita­lia ha accet­ta­to la sfi­da di una squa­dra esor­dien­te, anco­ra sco­no­sciu­ta ai let­to­ri e alla stam­pa. E ora pos­so dir­lo. Accet­te­rei di tra­dur­re un suo libro qua­si sen­za leg­ger­lo, ormai. Bra­cher, come Lispec­tor: autri­ci infal­li­bi­li, che fan­no del­la paro­la l’espressione più alta del­la vita.» (Gerar­do Masuc­cio, Edi­tor di Utopia)