
“Ieri sera, con Ionesco e Cioran, abbiamo cenato da Colette e Claude Gallimard. Ero di cattivo umore, apatico e, infine, depresso. La conversazione generale: si è parlato soprattutto di malattie… Ho ricevuto oggi, per espresso aereo, tre volumi di Piero Scanziani. Tutti con la stessa dedica: ‘A frate Mircea, frate Piero’. Apro a caso “Libro bianco”. Il testo mi conquista subito e leggo, rapito, per alcune ore. La gioia di scoprire, alla mia età, un nuovo scrittore”.
Mircea Eliade, filosofo e antropologo tra i maggiori del ‘900, appunta queste parole nel proprio diario, il 28 giugno del 1984. È anziano, stanco e malato, gli occhi non gli permettono più una lettura lunga. In alcune settimane studia i saggi e i romanzi di Piero Scanziani; ne parla, entusiasta, con Vettori e Cioran. Da qualche tempo presiede una commissione internazionale che seleziona e nomina, ogni anno, uno scrittore al premio Nobel per la letteratura. Per due anni di seguito sceglie Piero Scanziani, perorandone la causa a Stoccolma. Piero non vince – sono gli anni del francese Claude Simon e del nigeriano Wole Soyinka – ma si apre la strada verso il successo internazionale.
Conoscevate questa storia?